Le maschere veneziane
Venezia e il suo carnevale, un abbraccio che dura da secoli, un evento che annualmente attira legioni di turisti bramosi di poter recitare loro stessi su questo palcoscenico gioioso e spontaneo.
Come abbiamo già scritto nel testo dedicato propriamente al carnevale, esso ha origine molto antiche che risalgono addirittura al XII secolo.
Durante i tempi della Repubblica i giorni erano scanditi da una lunga serie di feste religiose e popolari, tutte atte a mantenere l’ordine pubblico e a soddisfare le esigenze ludiche del popolo come pure della classe nobiliare.
La signoria incoraggiò sempre spettacoli e feste mascherate, arrivò a creare anche teatri dedicati appunto al divertimento della sua popolazione.
Ci aggiriamo per calli e campielli e, durante le due settimane del carnevale Venezia è tutto un intrecciarsi di bellissimi costumi e maschere.
Delle maschere veneziane intendiamo appunto parlare. Ve ne sono sia di tipicamente locali, nate da antiche tradizioni popolari che di importate da altre regioni italiane ma comunque da secoli molto amate anche nelle isole della laguna.
La maschera veneziana più conosciuta si chiama “bauta”, essa deve la sua fama alla sua semplicità. Essa consente infatti di bere e mangiare senza dover essere tolta e, per la sua forma particolarissima altera la voce di chi la porta rendendo completo l’anonimato.
Essa è tradizionalmente realizzata in cartapesta o altri materiali poveri e veniva in passato abbinata ad un tricorno e a un lungo mantello nero.
Come dicevamo in precedenza nacquero a Venezia, nel tempo moltissime maschere frutto della tradizione popolare e dei costumi locali.
Cominciamo con il parlare di Pantalone, questa maschera nacque nel ‘500 e impersona un vecchio commerciante, avaro, iroso e sempre sospettoso.
Esso indossa sempre i medesimi abiti, calzamaglia e blusa di un rosso sgargiante, un cappello pure rosso ed un mantello scuro.
Completavano la tenuta un sacchettino in pelle contenente denaro, legato alla vita ed uno spadino.
Nella tradizione accanto a Pantalone compare sempre una figura femminile, una serva molto scaltra e maliziosa il cui nome è Colombina.
Essa è vestita da servetta con tanto di crestina e a lei Pantalone rivolge spesso le sue attenzioni, pur essendo sposato ed avendo une bella figlia di nome Rosaura. Colombina non ha occhi però che per il suo Arlecchino.
Ecco che al fianco di una maschera tipicamente veneziana come Colombina ne compare una che è invece espressione della tradizione bergamasca.
Altre famose maschere veneziane sono “Fracanapa”, rappresentazione del tipico popolano veneziano.
Esso indossa sempre una giacca bianca dalle lunghe code, una cravatta rossa, occhiali di color verde ed un largo cappello.
Vi era poi la “Gnaga” maschera questa con cui i veneziani si presentavano in abiti femminili, il travestimento, sovente utilizzato dagli omosessuali era completato da una maschera dalle fattezze di una gatta.
Molto popolare era anche quella detta “il medico della peste” una maschera dal lungo naso indossata dai medici durante le epidemie di peste e diventata con il tempo espressione di scaramanzia.
La lista potrebbe proseguire per molto ma, siccome Venezia fu sempre una città aperto e cosmopolita, accanto alle maschere di tradizione locale furono sempre presenti quelle provenienti da altre regioni italiane. Troviamo così oltre al già citato Arlecchino, il bergamasco Brighella, il napoletano Pulcinella, il romano Rugantino, il torinese Gianduja ed il bolognese Balanzone ma anche qui potremmo andare avanti a lungo.
Molte di queste caricature hanno avuto nel tempo sbocco nella commedia dell’arte, a Venezia nacque infatti il famoso commediografo Carlo Goldoni.
Di lui ricordiamo alcune commedie, autentici capolavori di teatro dialettale come la Locandiera, la finta ammalate e le celeberrime “baruffe chiozzotte”.
Nel solco della secolare tradizione sono ancora oggi presenti e attivi a Venezia laboratori artigianali che realizzano splendide ed elaboratissime maschere siano esse della tradizione che di fantasia. Alcune di esse, dipinte e decorate, in alcuni casi arrivano ad presentarsi come autentici capolavori.