Dieci cose da vedere a Venezia
Il Palazzo Ducale
Questo maestoso palazzo che, nella sua veste attuale è costruito in stile gotico fiorito veneziano ricco di chiare influenze bizantine, attira ogni anno milioni di visitatori.
Esso aveva agli albori della Repubblica, intorno all’anno 1000 l’aspetto di un castello essendo stato concepito a fini difensivi.
Con il passare dei secoli il suo aspetto fu aggiornato più volte prima di assumere le fattezze attuali. Il palazzo venne infatti a più riprese devastato da furiosi incendi che ne resero necessaria la ricostruzione.
Durante questi incendi andarono perdute numerose opere d’arte di inestimabile valore con cui erano decorate le sue sale e fu spesso necessario abbatterne intere ali. Venne nei secoli sempre più riccamente decorato ed affrescato dai migliori artisti del tempo a celebrare la gloria e la potenza di Venezia.
Ricordiamo che il Palazzo ducale assolveva ai tempi della Repubblica la doppia funzione di sede degli organi di governo della Serenissima e di residenza privata del doge per tutta la durata del suo dogado.
Visitandolo non si può non rimanere stupiti dalla bellezza della sua architettura e dal fasto delle sue decorazioni. Le sue grandi saleed i suoi alti soffitti ci mostrano opere dei più grandi maestri della pittura veneziana come Veronese, Tiziano, Tintoretto, Carpaccio e Tiepolo.
Vi si accede sotto l’ala aperta che è rivolta verso il Bacino di San Marco e, attraverso un dedalo di sale, molte un tempo sede di istituzioni governative ed altre appartenenti agli appartamenti privati del Doge, si giunge infine al cortile interno e una volta discesa la splendida scala dei Giganti, si torna in Piazza San Marco attraversando la Porta della Carta sulla cui sommità un leone “andante” di San Marco davanti a cui è inginocchiato il Doge Foscari ci ricorda ancora una volta lo stretto legame esistente tra Venezia ed il suo Santo Patrono.
La Basilica di San Marco
Detta la Basilica d’oro, essa è da secoli il centro della sacralità della città lagunare, nacque in origine come cappella privata del doge che ne aveva accesso diretto dal Palazzo Ducale e custodisce dal lontano 828 le spoglie dell’evangelista Marco.
Narra la leggenda che esse furono trafugate da Alessandria d’Egitto con un astuto inganno e portate a Venezia da due veneziani i cui nomi la storia ci indica come Buono da Malamocco e Rustico da Torcello.
I veneziani che già avevano un santo patrono di origine greco bizantina in San Teodoro, decisero che, avere uno dei quattro evangelisti che vegliasse sui destini della Repubblica sarebbe stato un significativo “upgrade” ed organizzarono il ratto delle sacre reliquie.
La basilica, tutt’ora luogo di culto e sede patriarcale, ha ospitato nei secoli i momenti più importanti della vita civile e religiosa. Al suo interno avvenne la riconciliazione fra l’imperatore Federico Barbarossa ed il papa Alessandro III che lo aveva in precedenza scomunicato.
Splendido esempio di architettura bizantina con influssi romanici e gotici fu più volte riedificata ed ampliata nel corso dei secoli essa ha una pianta in forma di croce greca con una cupola centrale e quattro cupole alle estremità.
La sua facciata è adornata da un portale in bronzo, bottino di guerra della quarta Crociata e da più di quattrocento colonne.
Sormonta la facciata una terrazza su cui spicca la famosissima quadriga bronzea, copia di quella proveniente dall’ippodromo di Costantinopoli portata anch’essa Venezia dopo il sacco di Bisanzio del 1204.
I suoi interni rifulgono di marmi e preziosissimi mosaici dorati, per la massima parte anteriori al XII° secolo dell’estensione di ben quattro chilometri quadrati.
Nel presbiterio della basilica è conservata la famosissima Pala d’Oro, una pala d’altare di circa tre metri per due raffigurante Gesù Cristo circondato da Evangelisti, angeli e apostoli.
Costruita in oro e argento, tempestata di smalti e pietre preziose venne commissionata dalla Serenissima ad orafi bizantini intorno all’anno mille e più volte ampliata ed arricchita nel corso dei secoli.
Al suo interno sono conservate le spoglie dell’evangelista Marco ed essa fa parte del preziosissimo Tesoro di San Marco, assieme a numerosi calici, reliquiari e icone sacre.
Concludiamo questo breve inciso ricordando che all’interno della Basilica per secoli vennero in solenni cerimonie affidate agli ammiragli in procinto di partire per la battaglia, le insegne della Serenissima battenti il leone alato simbolo di San Marco.
Piazza san Marco
Una delle più belle e famose piazze al mondo e centro della vita sociale e culturale veneziana vi offrirà un colpo d’occhio da togliere il fiato tanti sono gli splendidi edifici che vi si affacciano.
Essa si trova su di una delle parti più basse della città lagunare e in caso di “acqua alta” è tra le prime zone di Venezia a venire sommersa.
Anticamente non vi era selciato alcuno, essa era invece ricoperta d’erba e contornata da alberi, ricordiamo in proposito che un tempo a Venezia ci si spostava a cavallo prima che ciò fosse progressivamente vietato dal senato della Repubblica.
Su questo iconico salotto veneziano si affacciano l’Ala Napoleonica, le Procuratie vecchie e quelle nuove, residenze dei Procuratori di San Marco importantissime cariche vitalizie seconde per importanza solo al doge ai tempi della Serenissima.
Si prosegue con la rinascimentale torre dell’orologio sulla cui sommità due enormi statue in bronzo dette “Mori” battono le ore su di una grande campana, sulla sua facciata il quadrante dell’orologio realizzato in oro su sfondo in smalto blu che fornisce le ore del giorno, la data, le fasi lunari ed infine lo zodiaco.
Sopra il grande orologio vediamo un grande leone alato di fronte al quale era una volta rappresentato il Doge Agostino Barbarigo, questa statua venne distrutta dai francesi con l’occupazione di Venezia e la fine della Repubblica nel 1797.
Di fronte alla Torre dell’Orologio troneggia il Campanile di San Marco, alto poco meno di cento metri, ricostruzione conforme di quello originale crollato la mattina del 14 Luglio 1902, è tutt’ora uno dei più alti campanili d’Italia.
Dopo il crollo la giunta comunale di Venezia stabilì che il campanile doveva essere ricostruito “com’era, dov’era” e stanziò per la sua ricostruzione la per allora cospicua somma di 500.000 lire. I lavori iniziarono subito e il nuovo campanile venne inaugurato il 25 Aprile 1912 in occasione della Festa di San Marco patrono della città.
Il campanile ospita 5 grandi campane, riproduzione esatta di quelle andate perdute nel crollo del 1902.
Queste campane hanno ognuna un nome proprio che deriva dalla funzione che i loro rintocchi avevano ai tempi della Serenissima.
La più grande detta “Marangona” scandiva l’inizio e la fine dell’orario di lavoro dei carpentieri dell’arsenale navale di Venezia detti appunto Marangoni.
La seconda era detta “Mezzana” e segnalava il mezzogiorno, la terza, detta “Trottiera” segnalava ai nobili di mettere i cavalli al trotto per avviarsi alle sedute del Maggior Consiglio, la quarta detta “dei pregadi” ricordava ai senatori della Repubblica detti appunto “Pregadi” dell’approssimarsi delle assemblee del senato.
I rintocchi dell’ultima campana detta “Renghiera” segnalavano che le magistrature lagunari stavano per emettere una sentenza.
Su Piazza San Marco affacciano oltre alla già citata Basilica e al Palazzo Ducale anche altre incomparabili costruzioni come la splendida loggetta, opera del Sansovino che si trova alla base del campanile, al suo fianco la Biblioteca Nazionale Marciana opera del Sansovino per concludere con le due colonne prospicenti il molo sulla cui sommità sono le statue di San Marco e San Teodoro.
A titolo di curiosità aggiungiamo che fra le due colonne avvenivano un tempo le esecuzioni capitali e che per questo motivo i veneziani ancora oggi evitano di passarci in mezzo per scaramanzia.
La Basilica dei Santi Giovanni e Paolo
Nel Sestriere di Castello troviamo uno dei più importanti edifici religiosi di Venezia, la Basilica di San Giovanni e Paolo.
Chiamata confidenzialmente San Zanipolo dai veneziani questa grande chiesa sorge su di un terreno donato da un doge, in seguito ad una visione ai frati domenicani.
La sua costruzione in stile gotico venne iniziata verso la metà del ‘200 e completata circa un secolo dopo ma dovette attendere un ulteriore secolo prima di essere consacrata.
Viene da molti definita il Pantheon veneziano dato che contrariamente a quanto si crede essa accoglie le sepolture di numerosissimi dogi veneziani che qui e non a San Marco hanno fatto erigere le loro estreme dimore.
La chiesa che ora ha la dignità di basilica minore ha una forma di croce latina, transetto, una navata centrale e due laterali ed è stata nel tempo arricchita di opere dei maggiori artisti veneziani. Degni di nota sono le splendide finestrature gotiche che sovrastano le absidi, le numerose cappelle ed i pavimenti in meravigliosi marmi policromi.
In questa chiesa si riunivano i membri della Scuola Grande di san Marco di cui ancora è visibile il fregio nella chiave di volta del transetto
All’interno della Chiesa sono custodite opere di Tintoretto, Veronese, Palma il giovane e Gentile Bellini che qui venne sepolto alla sua morte nel 1507.
La Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari
Come la precedente questa chiesa, la più grande di tutta Venezia è stata edificata utilizzando dei mattoni cotti, al loro utilizzo si deve il colore arancio-rossiccio che la contraddistingue.
Venne edificata a metà del XIII secolo in stile gotico veneziano ed è dedicata all’assunzione della Beata Vergine Maria, ha una pianta a croce latina e una struttura su tre navate.
Date le sue enormi dimensioni che superano i 100 metri di lunghezza ed i 45 in larghezza questo grande tempio contiene numerosi altari secondari, tombe e monumenti funebri.
Vi troviamo infatti i sepolcri di numerosi dogi e anche le tombe di famosi artisti come Tiziano Vecellio e Claudio Monteverdi.
In un cenotafio di forma piramidale è conservato il cuore del famoso scultore Antonio Canova la cui tomba si trova nel paese natale di Possagno in provincia di Treviso.
All’interno della Basilica oltre ai già citati Tiziano e Canova possiamo ammirare opere di Jacopo Palma il giovane, Paolo Veneziano e la statua di San Giovanni Battista opera di Donatello.
Il Ghetto ebraico
A Venezia è documentata la presenza di una comunità ebrea sin da poco dopo l’anno 1000, questa comunità crebbe di numero nei secoli sino a porre agli organi di governo della Repubblica il problema di regolamentarne e controllarne l’attività e lo sviluppo.
Con una legge del 1516 venne decretato che tutta la popolazione ebraica dovesse vivere concentrata in una sola zona di Venezia. Venne identificata allo scopo una zona nel sestriere di Cannaregio e vi nacque il più antico dei ghetti europei.
Esso era delimitato da canali, aveva grandi portoni che venivano chiusi la sera ed agli abitanti non era concesso lasciarlo di notte e durante le festività cristiane.e
Con il continuo affluire di ebrei Venezia fu costretta ad espandere il ghetto originario sino a che esso non fu costituito da tre parti, il ghetto vecchio, il ghetto nuovo curiosamente più antico del precedente ed infine il ghetto nuovissimo.
Noteremo che all’interno del ghetto si trovano i palazzi più alti di Venezia, ciò è dovuto al fatto che la comunità ebrea non potendo espandersi in orizzontale si ingegnò a costruire edifici sempre più alti i cui piani superiori sono molto leggeri avendo le pareti divisorie fatte di canne e sabbia.
All’interno del ghetto, anche se non facili da riconoscere dall’esterno si trovano cinque sinagoghe, una per ogni confessione ebraica, esse sono luogo di preghiera ed aggregazione per la ancora folta comunità ebraica che nel 1954 ha fondato un museo di arte, religione e cultura ebraica. Sempre all’interno del ghetto troviamo ristoranti Kosher e pasticcerie che offrono tipici dolci ebraici.
A titolo di cenno storico è interessante sapere alcune cose:
Tutti e tre i banchi di pegno esistenti a Venezia si trovavano all’interno del ghetto ed erano indicati con i tre colori rosso, verde e nero.
Gli alti portoni con cui veniva chiuso il ghetto al tramonto, vennero abbattuti nel 1797 dai francesi che una volta invasa Venezia vollero affermare con questo la libertà e l’uguaglianza di tutti gli uomini.
Durante gli ultimi anni della Seconda Guerra Mondiale vennero deportati dai nazi-fascisti oltre 200 ebrei residenti nel ghetto di Venezia.
Il Palazzo Contarini del Bovolo
Poco lontano da piazza San Marco, sconosciuto alla maggioranza dei turisti che ogni giorno affollano la città si trova in fondo ad una calle il Palazzo Contarini con la sua magnifica scalinata a chiocciola, una delle gemme nascoste che Venezia sembra voler tenere per sé.
Fra la fine del 1300 e l’inizio del 1400 un ramo della ricca famiglia dei Contarini volle far costruire un nuovo palazzo e lo edificò in stile tardo gotico.
Alla fine del 1400 venne deciso di aggiungere all’abitazione una torretta di forma cilindrica in mattoni e pietra d’Istria contenente una alta scala elicoidale.
Essa si allunga a spirale in una lunga serie di luminose piccole loggette che danno una sublime sensazione di aerea leggerezza.
A completare il palazzo venne aggiunto nel 1500 un loggiato in stile rinascimentale che con i suoi archi e logge completano la struttura.
Dato che in lingua veneziana la chiocciola di cui aveva forma la scala si chiamava “bovolo”, lo stesso ramo della famiglia Contarini che la costruì prese il nome di “Contarini dal Bovolo”.
Dal belvedere posto alla sommità della scala a chiocciola si gode una stupenda vista dei tetti della città viste la sua inconsueta altezza che supera i 25 metri.
La Collezione di Arte Moderna Peggy Guggenheim
Questo particolarissimo museo si trova all’interno di un antico palazzo veneziano, Ca’ Venier dei Leoni, così chiamato in quanto la leggenda ci riporta che nel suo giardino vi fosse tenuto un leone.
Questo palazzo ha di per sé una lunga storia da raccontare prima ancora di trasformarsi nell’attuale collezione di arte moderna.
Ne venne avviata la costruzione verso la metà del 1700 da parte della nobile famiglia dei Venier ma, a causa di problemi finanziari ne venne completato il solo primo piano in pietra d’Istria prima che i lavori venissero definitivamente interrotti.
Si dice che la potente famiglia dei Corner della Cà Granda, proprietaria di un grande palazzo sulla sponda opposta del Canal Grande, abbia avuto un certo qual ruolo nell’impedirne il completamento non volendo che il palazzo in costruzione guastasse loro il panorama.
Il palazzo ebbe nel tempo vari proprietari sino a che nel 1948 la miliardaria americana Peggy Guggenheim, nipote del magnate e collezionista di opere d’arte Solomon Guggenheim non decise di acquistarlo.
Vi si trasferì un anno dopo e vi abitò sino alla morte nel 1979. Non volendo lasciare Venezia fece sì che l’urna contenente le sue ceneri venisse sepolta nel giardino assieme agli adorati cani che sempre la accompagnavano. Amante dell’arte moderna si circondò sempre di giovani artisti e pittori cui fece da promotrice e mecenate.
Al suo interno troveremo splendide opere di artisti come Picasso, Savador Dalì, Magritte, Pollock ed Andy Wahrol ma anche fra gli altri Emilio Vedova e Marino Marini.
Oggi la Collezione, ulteriormente ampliata negli anni, viene considerata come la sorella minore veneziana del Solomon Guggenheim Museum situato sulla 5th Avenue a New York. Entrambe le gallerie sono infatti gestite dalla omonima Fondazione molto attiva nella promozione dell’arte moderna.
La Peggy Guggenheim Collection ospita nelle sue sale circa 400.000 visitatori ogni anno, il che ne fa uno dei massimi musei di arte moderna italiani.
Le Scuole Grandi di Venezia
Venezia è sempre stata, nel corso della sua storia una città molto avanzata dal punto di vista corporativo e associativo, era poi molto attenta all’aspetto sociale e assistenziale. Sorsero così a partire dal 1200 numerose confraternite laiche in genere derivate dalle corporazioni artigiane e commerciali.
Queste associazioni denominate Scuole, si dividevano in Scuole Grandi e Scuole Piccole. Le prime avevano più o meno funzione di piccoli sindacati di categoria mentre le seconde si dedicavano al sostegno dei malati e dei bisognosi.
A Venezia sorsero in totale sette Scuole Grandi, la prima fu quella di San Teodoro, fondata nel 1258. Seguirono Santa Maria della Carità, San Marco e Giovanni Evangelista, Santa Maria Misericordia, San Rocco e per ultima quella dei Carmini.
Queste Scuole, ubicate in magnifici palazzi veneziani vennero nei secoli impreziosite da affreschi ed opere dei più famosi artisti del tempo tra cui Tiziano, Tintoretto, Canaletto e Tiepolo.
Meriterebbero tutte una visita tanto sono ricche di capolavori artistici e architettonici ma, dato il poco tempo che sempre contraddistingue le nostre visite a Venezia, se proprio siamo costretti a sceglierne una, sicuramente opteremo per la Scuola Grande di San Rocco sita nel Sestriere di San Polo.
Questa magnifica Scuola ospita un intero ciclo di affreschi opera del Tintoretto.
A detta di molti storici dell’arte questa magnifica Scuola rivaleggia con la Cappella Sistina per lo splendore dei suoi dipinti.
Murano, Burano e Torcello e le isole della laguna
Riuniamo insieme queste tre insiemi di isole in un unico punto dato che, un po' per le lo dimensioni, un po' per la loro collocazione, vengono visitate insieme e meritano che vi venga dedicata un’intera giornata.
Cominciamo con il raggiungere da Venezia le isolette che compongono Murano, la prima del nostro percorso. Il suo aspetto non è affatto differente da quello di Venezia, vi sono calli, canali e chiese ma quest’isola ha una particolarità, su di essa hanno sede tutte le vetrerie artigianali che danno vita ai famosissimi vetri di Murano, conosciuti ed apprezzati in tutto il mondo.
L’arte del vetro veniva praticata a Venezia sin dal primo secolo ma si verificarono nelle fornaci una serie di furiosi incendi che minacciarono più volte la distruzione della città lagunare, ancora costruita principalmente il legno.
Per allontanare la minaccia nel 1291 il Senato della Repubblica decise di spostare tutte le fornaci dal centro cittadino all’isola di Murano dove da allora vengono creati splendidi e colorati capolavori dalle mani sapienti di maestri vetrai dei cui segreti la Serenissima fu per secoli gelosissima.
A prova dell’importanza di questi artisti, sappiamo che essi non potevano allontanarsi da Venezia senza uno speciale permesso e che erano gli unici che pur non nobili potevano sposare donne patrizie.
Ognuna delle oltre cinquanta vetrerie riunite sotto il marchio Vetro Artistico di Murano offre quotidianamente o su prenotazione la visita guidata dei laboratori in cui si può ammirare la delicata arte della lavorazione e soffiatura del vetro.
A chi ne fosse rimasto affascinato suggeriamo la visita del Museo del Vetro di Murano che espone una vasta collezione di vetri prodotti fra il quattrocento e il novecento da Maestri vetrai muranesi tra i quali Venini, Zecchin e Scarpa. A Murano troviamo anche alcune splendide chiese come il Duomo dei Santi Maria e Donato, la Chiesa di Santa Maria degli Angeli.
Ci avviamo a prendere il battello che in una mezzora ci porterà all’isola di Burano, coloratissima prossima meta del nostro percorso.
Giunti su questo piccolo insieme di isole ci parrà di esserci lasciati alle spalle la ressa ed l clamore della vita moderna, potremo sentire lo stormire del vento ed il rauco stridio dei gabbiani.
Lungo i suoi canali una serie di case tutte dipinte in delicati colori pastello la rendono meta eletta dei fotografi dominati dal campanile storto, uno dei quattro che si possono trovare tra Venezia e le sue isole.
Aggirandoci per le calli troveremo alcuni prodotti tipici per i quali Burano è giustamente famosa, i meravigliosi merletti lavorati al tombolo sin dal ‘500 di cui si può visitare anche un interessantissimo museo ed i gustosissimi biscotti fatti con uova, burro e farina, dal caratteristico colore giallo chiamati “bussolà” ed S buranelle per la loro caratteristica forma.
Circondano Burano tre pittoresche isole che per svariati motivi meritano una visita.
La prima è Torcello, sede vescovile sin dal primo secolo. Su di essa possiamo visitare la Bizantina Basilica di Santa Maria Assunta edificata intorno all’anno 1000 e la Chiesa di Santa Fosca di un secolo più tarda. Sul piazzale prospicente potremo vedere un trono di pietra che la leggenda ci propone come il “Trono di Attila” re degli Unni. A Torcello troviamo anche uno splendido ponte ad arco privo di parapetti chiamato “il Ponte del Diavolo” soggetto preferito da artisti e pittori.
Proseguiamo con l’isola di Mazzorbo, le abitazioni hanno gli stessi colori vivaci di Burano ma ci sembrerà di non essere in laguna tanti sono gli orti, i giardini ed i filari di viti che vi si trovano. Per secoli orto di Venezia e luogo d’ozio del patriziato veneziano viene spesso a torto tralasciata dai moderni itinerari turistici.
Terminiamo il nostro tour fra le isole con la più piccola e meno conosciuta, l’Isola di San Francesco del Deserto che si trova fra le isole di Burano e di Sant’Erasmo.
Sede di un magnifico convento di Frati Francescani fondato intorno al 1200 l’isola è raggiungibile solamente con mezzi privati oppure mediante accordi con i frati che ancora lo abitano.
La leggenda ci racconta che Frate Francesco d’Assisi, di ritorno a bordo di una nave di Venezia dalla Terra Santa, sia approdato in questa isoletta e, accolto dal canto di uccelli si sia qui raccolto in preghiera, piantato qui il suo bastone esso crebbe e divenne l’albero che si trova al centro del chiostro.
Raggiungiamo l’isola in un quarto d’ora di navigazione e arriviamo al piccolo approdo in muratura che ci introduce all’ingresso del convento.
Esso, composto da diverse cappelle, un refettorio ed una antica sagrestia è arricchito da due chiostri, uno duecentesco ed uno quattrocentesco come pure è la Chiesa di San Francesco del Deserto, costruita sulle fondamenta di una antica chiesa bizantina.
Circonda il convento un meraviglioso giardino pieno di fiori, arricchito da panchine in pietra e da alcune delicate sculture in ferro battuto a tema religioso che si stagliano sullo sfondo della laguna. I suoi sentieri punteggiati da alti cipressi ci danno una straordinaria sensazione di pace e tranquillità e ci inducono all’introspezione ed alla meditazione.